L’attività vulcanica della Terra sta aumentando? No, è tutto nella norma
di Boris Behncke
Nelle ultime settimane nei media e sui “social networks” si fa un gran parlare di vulcani ed eruzioni, soprattutto quelle del Kīlauea (Hawaii) e del Volcán de Fuego (Guatemala), che hanno creato notevoli danni materiali e, nel secondo caso, anche un alto numero di vittime. A questi eventi disastrosi, nel frattempo, si sono aggiunte altre eruzioni, spettacolari ma fortunatamente meno dannose, come le eruzioni dei vulcani Fernandina e Sierra Negra nelle isole Galápagos (Ecuador) e un nuovo, finora modesto, risveglio del Gunung Agung sull’isola di Bali (Indonesia) (fig. 1).

Vista l’intensa copertura mediatica delle recenti eruzioni, si può avere la percezione che l’attività vulcanica globale sia in aumento. Molte sono le persone che sui “social networks” chiedono se sia effettivamente così e se questi eventi siano correlati fra di loro. Un’altra domanda molto frequente riguarda un ipotetico rapporto tra attività vulcanica e attività sismica a scala mondiale, in particolare perché quest’ultima, nell’anno corrente è – finora – più bassa rispetto agli anni precedenti. Non mancano certo gli “esperti fai-da-te” e i loro numerosi seguaci, che dichiarano che sì, l’attività vulcanica è in aumento, e che spesso non esitano ad accusare gli “scienziati ufficiali” di nascondere o falsificare la verità.
In realtà, tutte le informazioni necessarie per comprendere il significato dell’attuale vulcanismo sulla Terra sono disponibili in rete. Per farsi un’idea generale dell’andamento dell’attività vulcanica nel tempo, bisogna consultare diverse fonti, che però sono quasi esclusivamente in lingua inglese, e soprattutto è necessario verificare che siano attendibili (fig. 2).

Consultando siti attendibili, si scopre che l’attività vulcanica attuale è del tutto normale. In ogni momento circa 20 vulcani sono in attività in tutto il mondo, alcuni da molti anni, decenni, o, come Stromboli, da secoli. Altri si risvegliano brevemente e poi tornano in uno stato di quiete, e altri ancora entrano in un nuovo periodo di attività che può andare avanti per un tempo più o meno lungo. Poiché avvengono in zone remote e disabitate del pianeta, molte di queste eruzioni non entrano nella sfera d’interesse mediatico e quindi il grande pubblico non ne viene a conoscenza. Quando invece, per caso, una o più eruzioni hanno un forte ed improvviso impatto su zone popolate o turistiche, l’attenzione mediatica diventa altissima. Successivamente, sull’onda lunga della notorietà delle eruzioni di forte impatto mediatico, anche altre eruzioni, spesso innocue ma ben osservate, riescono per un certo periodo a fare la loro comparsa nei “mainstream media”, proprio perché in quel momento c’è un vivo interesse del pubblico. Se però prima non ci fossero stati eventi dal forte impatto, come quelli del Kīlauea e del Volcán de Fuego, gli eventi minori sfuggirebbero all’attenzione dei media e quindi delle grandi masse. Infatti, durante la prima metà del 2018 sono stati già più di 40 i vulcani nel mondo che hanno fatto registrare un’attività eruttiva. Pochissimi di questi hanno fatto notizia, anche perché, fortunatamente, solo poche eruzioni hanno causato danni significativi.
Scorrendo i dati contenuti negli archivi statunitensi del Global Volcanism Program della Smithsonian Institution a Washington, D.C., è evidente che nel corso degli ultimi secoli il numero dei vulcani attivi conosciuti è costantemente aumentato e, allo stesso tempo, anche il numero delle eruzioni osservate. La figura 2 mostra, inoltre, la crescita della popolazione globale; anche questa contribuisce chiaramente alla conoscenza dei vulcani e delle loro eruzioni. Bisogna considerare che nell’epoca romana, quando furono redatti i primi trattati sui vulcani, erano conosciuti soltanto nove vulcani attivi, tutti nell’area mediterranea.

Guardando i dati relativi agli ultimi due secoli (fig. 3), si nota che il numero di eruzioni segnalate per anno è aumentato dopo eventi di particolare impatto, sia in termini di danni e vittime umane, sia mediatico, come quelle del Krakatau in Indonesia (1883) e della Montagne Pelée nei Caraibi (1902), mentre durante le due guerre mondiali le segnalazioni di eruzioni sono fortemente diminuite. L’inizio di una sistematica catalogazione dei vulcani attivi (Catalogo dei Vulcani Attivi del Mondo, CAVW, dal 1955) e successivamente anche la creazione di pubblicazioni regolari sull’attività vulcanica (Bulletin of Volcanic Eruptions, dal 1960, e i rapporti del Global Volcanism Project della Smithsonian Institution, dal 1975) hanno comportato un chiaro aumento nel numero delle eruzioni segnalate, che però si è attenuato negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Nella figura 3 si osserva, tuttavia, un ulteriore incremento all’inizio del secolo attuale, che si può ascrivere all’avvento di Internet e dei “social media”, che permettono una diffusione immediata e capillare di informazioni, anche da parte di persone non esperte che hanno l’occasione di osservare e documentare eventi vulcanici, soprattutto in aree remote, che altrimenti sfuggirebbero all’attenzione del mondo scientifico.
Il dato più significativo contenuto nella figura 3 è, però, quello sulle eruzioni maggiori – eventi quindi con effetti percepibili su aree più estese e con un’elevata probabilità di essere notati anche in regioni più remote. Le segnalazioni di tali eventi mostrano un andamento molto regolare negli ultimi due secoli, domostrando che in realtà l’attività vulcanica non sta affatto aumentando, ma bensì che è la nostra conoscenza e la nostra percezione che sono cambiate. Tornando, quindi, all’attuale attenzione mediatica causata dalle eruzioni del Kilauea e del Volcan de Fuego, possiamo affermare che si tratta di un’attenzione destinata ad attenuarsi drasticamente non appena i media avranno altre notizie di cui occuparsi, con la conseguenza immediata che il numero di eruzioni che verranno notate dal grande pubblico tornerà a scendere.
Riferimenti:
Global Volcanism Program (2018) Has volcanic activity been increasing? http://volcano.si.edu/faq/index.cfm?question=historicalactivity
National Oceanic and Atmospheric Administration (2018) NCEI/WDS Global significant volcanic eruptions database, 4360 BC to present. https://www.ngdc.noaa.gov/docucomp/page?xml=NOAA/NESDIS/NGDC/MGG/Hazards/iso/xml/G10147.xml&view=getDataView&header=none
Appendice – Vulcani in attività in tutto il mondo nel periodo gennaio-giugno 2018:
Agung | Erta Ale | Klyuchevskoy | Oldoinyo Lengai | Semeru |
Ambae | Etna | Krakatau | Pacaya | Sierra Negra |
Ambrym | Fernandina | Langila | Piton de la Fournaise | Sinabung |
Bagana | Great Sitkin | Manam | Popocatépetl | Stromboli |
Bezymianny | Ibu | Masaya | Reventador | Suwanosejima |
Cleveland | Kadovar | Mayon | Sakurajima | Turrialba |
Dukono | Karangetang | Merapi | Sangay | Villarrica |
Ebeko | Kilauea | Nyamulagira | Sangeang Api | Volcán del Fuego |
Erebus | Kirishima | Nyiragongo | Santiaguito | Yasur |