Ubicazione e altezza massima: Campania, 40° 50′ 00″N, 14° 10′ 00″ E; Camaldoli= 458 m s.l.m.
Superficie totale: 130 kmq (stima di massima dell’area calderica, inclusa la parte a mare)
Tipo di vulcano: caldera e coni monogenici
Tipi di eruzioni prevalenti: freatomagmatiche, stromboliane, pliniane
Fenomeni prevalenti: emissioni idrotermali, deformazioni del suolo, sismicità
Inizio attività eruttiva: > 60.000 anni
Ultima eruzione: 1538
Stato di attività: quiescente
I Campi Flegrei sono un sistema vulcanico la cui attività è cominciata più di 60.000 anni fa. La loro storia eruttiva è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana (39.000 anni fa) e del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa), che hanno determinato la formazione di una caldera complessa.
Ex-cava del Verdolino (Napoli) – I depositi dell’Ignimbrite Campana (39.000 anni fa, in basso a sinistra) e del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa, in pendenza sulla destra), prodotti dalle due eruzioni che hanno generato la caldera dei Campi Flegrei
Durante l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, la più violenta dell’area mediterranea, sono state generate correnti piroclastiche che hanno sepolto i due terzi della Campania sotto una spessa coltre di tufi. A seguito di tale eruzione, i Campi Flegrei e una parte dell’area oggi occupata dalla città di Napoli, sono sprofondati, generando una caldera che fu invasa dal mare.
Nei millenni a seguire l’attività vulcanica si è concentrata nell’area all’interno della caldera, formando centri eruttivi e nuova terra emersa.
L’eruzione del Tufo Giallo Napoletano ha devastato un’area di circa 1.000 chilometri quadrati e ha causato lo sprofondamento di una caldera più piccola, contenuta all’interno della prima. Negli ultimi 10.000 anni, la parte centrale di questa caldera è stata interessata da un sollevamento di circa 90 m, per effetto di un fenomeno di risorgenza che ha profondamente condizionato l’attività vulcanica successiva.
Questa è proseguita all’interno della caldera con più di 60 eruzioni, prevalentemente esplosive, concentrate in tre Epoche di intensa attività, separate da lunghi periodi di quiescenza (I Epoca, tra 15.000 e 9.500 anni fa; II Epoca, tra 8.600 e 8.200 anni fa; III Epoca, tra circa 5.500 e 3.800 anni fa).
L’ultima eruzione è avvenuta nel 1538, dopo un periodo di stasi durato più di 3.000 anni, e ha generato il cono di tufo del Monte Nuovo. L’eruzione è stata preceduta da importanti fenomeni precursori (sismicità, sollevamenti del suolo nell’area del cratere in formazione, degassamento), è durata una settimana ed è stata dominata da esplosioni freatomagmatiche, con generazione di correnti piroclastiche e depositi da caduta.
Bradisismo – Il cosiddetto Tempio di Serapide a Pozzuoli, sulle cui colonne sono visibili i segni lasciati dai litodomi durante le fasi di sommersione, nel corso delle crisi bradisismiche che hanno interessato quest’area a partire almeno dagli anni ’50 del secolo scorso, cui sono seguite fasi di sollevamento come quella molto lenta in corso adesso (2005 – presente).
Oggi l’area flegrea è sede di intensa attività fumarolica (La Solfatara, Pisciarelli), di attività sismica e di un fenomeno, chiamato bradisismo, che è parte del più generale fenomeno della risorgenza, con il periodico lento sollevamento e abbassamento del suolo. Gli episodi più recenti di sollevamento sono stati quelli del 1969-72 e del 1982-84, quando molti abitanti dell’area, soprattutto quelli del centro storico di Pozzuoli, furono costretti ad abbandonare le proprie case. Dal 2005 a oggi è di nuovo in atto un lento sollevamento del suolo che a giugno 2022 ha superato i 97 centimetri.
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