Pantelleria

Ubicazione e altezza massima: Canale di Sicilia, 36.77°N, 12.02°E; Montagna Grande= 836 m s.l.m.
Superficie totale isola: circa 84 kmq
Tipo di vulcano: caldera con centri monogenici
Tipi di eruzioni prevalenti: freatomagmatiche, effusive, stromboliane, pliniane
Fenomeni prevalenti: emissioni idrotermali, sismicità.
Inizio attività eruttiva: < 330-325.000 anni
Ultima eruzione: 1891
Stato di attività: quiescente

Pantelleria è un’isola vulcanica che si trova nel Canale di Sicilia, lungo il rift continentale tra la Sicilia e la Tunisia (Rift di Pantelleria). Rappresenta la parte emersa di una struttura vulcanica ben più grande, costituita da lave e depositi piroclastici di composizione variabile da basalti alcalini a rioliti, queste ultime presenti nella forma tipica dell’isola, la pantellerite. Comprendendo anche la parte sommersa, l’apparato vulcanico si eleva dal fondo del mare di circa 1400 m.

Pantelleria
Cratere di Gelfiser a Pantelleria (foto di G. De Astis)

Pur collocata in un contesto geodinamico caratterizzato dalla collisione fra le placche eurasiatica e africana, Pantelleria deve la sua formazione alla presenza di una tettonica distensiva. L’isola è costituita in gran parte da un mosaico di centri eruttivi che si sovrappongono e che sono cresciuti all’interno di una caldera di circa 28 km2 (“Caldera dei Cinque Denti”) a sua volta formatasi all’interno di una più antica caldera (“La Vecchia”, ampia circa 42 km2). La formazione della caldera più recente è legata ad eruzioni esplosive di alta energia che hanno depositato il Tufo Verde di Pantelleria, oggi affiorante in larga parte dell’isola.

La storia eruttiva dell’isola è lunga e il vulcanismo subaereo ha una durata di oltre 300000 anni, per concludersi in età imprecisata tra 4000 e 5000 anni or sono. Non sono note attività vulcaniche in epoca storica sulla parte emersa dell’isola ma esiste la testimonianza di due piccole eruzioni sottomarine basaltiche 4-5 km a nord-ovest di Pantelleria nel 1831 e nel 1891 (banco o vulcano Foerstner), accompagnate da sismicità e da attività fumarolica sull’isola. Si sono inoltre verificati due episodi di sollevamento: fino a 0.8 m lungo la costa nord-orientale dell’isola (Maggio-Giugno 1890) e fino a 0.55 m (nell’ottobre 1891). L’ultima eruzione ebbe inizio il 17 ottobre 1891 con lancio di brandelli di lava incandescenti, visibili sia dall’isola sia dalle coste tunisine, e durò fino al 25 ottobre. Questo episodio eruttivo, e in generale la geologia dell’isola, suggeriscono che il vulcanismo si sia progressivamente spostato verso NW. I tassi della deformazione del suolo, delle temperature e le emissioni di gas (H2O vap., CO2 e H2S) registrate negli ultimi 15 anni sono in accordo con la presenza di un sistema idrotermale attivo e di una camera magmatica superficiale (a circa 4 km di profondità) che sarebbe in via di raffreddamento e in uno stato di deflazione.
Dalla preistoria fino al Medioevo, e inizialmente per la presenza della preziosa ossidiana, molte popolazioni si sono avvicendate sull’isola. Fra queste, nell’835 d.C, gli Arabi che la chiamarono Bent al-Ryon, figlia del vento, e che hanno lasciato molte tracce nel vocabolario isolano (cuddia= collina; gebel= montagna).