Quando la scienza incontra la danza: un dialogo tra vulcani

di Elisabetta Giampiccolo

Come ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e appassionata di danza, ho avuto l’opportunità unica di partecipare ad un progetto che ha fuso arte e scienza in modo innovativo, grazie ad una collaborazione tra l’INGV e la Compagnia Zappalà Danza che ha sede a Catania presso Scenario Pubblico (www.scenariopubblico.com).

Con oltre 30 anni di attività, la Compagnia Zappalà Danza è rinomata per la sua capacità di narrare il Sud Italia attraverso il linguaggio del corpo, affrontando tematiche sociali, culturali e antropologiche. La forza delle loro creazioni, l’originalità del linguaggio coreografico e la capacità di coinvolgere il pubblico sono elementi distintivi che hanno reso questa compagnia un’eccellenza nel panorama della danza contemporanea.

La collaborazione con l’INGV ha aperto nuove prospettive nella divulgazione scientifica, dimostrando come l’arte possa essere un potente strumento per comunicare concetti complessi.

Etna e Fuji: un confronto tra titani

 

 “L’Etna ha l’aria della vecchiezza; il Fuji invece è l’immagine della gioventù, le sue

linee suggeriscono il movimento, lo slancio. L’Etna è possente, ti fa pensare ad

un gigante saggio, talvolta è terribile, ma anche allora sembra scuotere le sue

catene con l’ineluttabilità misteriosa d’un destino notturno; il Fuji è agile, fiero

come una spada, t’invita all’ardire… ll Fuji è anche vicino all’amore ed alla morte,

a tutte le grandi follie; l’Etna invece è il tempo popolato di ombre senza fine …”

Fosco Maraini, Ombre Giapponesi (1958)

 

Le parole di Fosco Maraini hanno rappresentato una suggestione per la creazione di “Brother to Brother” (https://www.facebook.com/share/v/181UPtUmrj/), uno spettacolo in cui musica e danza mettono in scena un dialogo tra i due vulcani, l’Etna e il Monte Fuji (Giappone), esplorando il perenne legame tra uomo e natura e l’influenza dei vulcani sull’immaginario collettivo.

La collaborazione con i ricercatori dell’Osservatorio Etneo dell’INGV di Catania, tra cui me stessa, insieme a Mariangela Sciotto, Stefano Branca e Alessandro Bonaccorso, ha permesso al coreografo Roberto Zappalà (https://www.fndaterballetto.it/artisti/coreografi/roberto-zappala/) di immergersi nel mondo della vulcanologia, comprendendo le dinamiche e le caratteristiche dei vulcani. Abbiamo fornito un supporto scientifico fondamentale attraverso diversi incontri e la condivisione di materiale scientifico, contribuendo alla creazione di uno spettacolo che fonde arte e scienza in modo armonico.

 

Il linguaggio del corpo: tradurre la scienza in movimento

Zappalà vede nel Fuji “silenzio, calma e rispetto” e nell’Etna “caos e irrequietezza“.

In “Brother to Brother” questa dicotomia si traduce in un linguaggio coreografico distintivo: linee geometriche e spezzate per il Fuji, che esprimono la sua compostezza, la sua calma apparente, il suo essere simbolo di immutabilità, e movimenti fluidi e barocchi per l’Etna che richiamano la sua natura caotica e irrequieta, le sue eruzioni improvvise e spettacolari.

I danzatori della Compagnia Danza Zappalà durante le prove di “Brother to Brother” presso “Scenario Pubblico” a Catania (Fotografia di Serena Nicoletti).
Foto 1: I danzatori della Compagnia Danza Zappalà durante le prove di “Brother to Brother” presso “Scenario Pubblico” a Catania (Fotografia di Serena Nicoletti).

Musica come energia vulcanica: i tamburi Taiko protagonisti di “Brother to Brother”

Nel dialogo tra i due vulcani la musica non è un semplice accompagnamento, ma un elemento fondamentale che dialoga con la danza e con il tema della natura primordiale. I tamburi Taiko dei Munedaiko (https://munedaiko.com), maestri del tamburo tradizionale giapponese, assumono un ruolo centrale, diventando la voce dei vulcani Etna e Fuji.

I ritmi dei tamburi rappresentano il battito del cuore dei vulcani, la loro energia vitale e la loro forza distruttiva. Il loro suono potente e incalzante accompagna i movimenti dei danzatori, amplificando l’intensità delle scene e creando un’atmosfera coinvolgente.

I tamburi provocano bolle di suoni, di ritmi che ‘scoppiano’ nelle orecchie e nel cervello degli spettatori, ritmi che i danzatori seguono e provocano allo stesso tempo, in un fluire incessante, un respiro comune che armonizza i corpi, con le civiltà di origine e con le civiltà tra di loro.”

I musicisti Munedaiko durante una esecuzione con i tradizionali tamburi Taiko (Fotografia di Serena Nicoletti).
Foto 2: I musicisti Munedaiko durante una esecuzione con i tradizionali tamburi Taiko (Fotografia di Serena Nicoletti).

In sintesi…

“Brother to Brother” è l’unione di opposti: Oriente e Occidente, natura e cultura, silenzio e caos, movimento e stasi. Questa dicotomia riflette la complessità dei vulcani, che sono allo stesso tempo forze creative e distruttive, simboli di immutabilità e cambiamento. Lo spettacolo va oltre la semplice rappresentazione artistica, diventando un’esperienza sensoriale e intellettuale che unisce scienza e arte in modo innovativo.

In questo contesto, il mio ruolo di ricercatrice INGV si è intrecciato con la mia passione per la danza, permettendomi di contribuire a un progetto che valorizza l’interdisciplinarietà e l’innovazione. L’esperienza ha evidenziato come l’arte possa essere un potente strumento per interpretare e comunicare concetti scientifici complessi, favorendo una maggiore comprensione e un coinvolgimento più ampio del pubblico.

Il pubblico catanese avrà l’opportunità di assistere ad un’anteprima esclusiva “Aspettando il Fuji”, che avrà come protagonista l’Etna, il prossimo 29 aprile nella suggestiva cornice di Piazza Dante per Catania Contemporanea / 6° FIC Festival; altre anteprime sono previste il 3 luglio al Teatro India di Roma per Fuori Programma Festival e il 12 luglio a Civitanova Marche per il Festival Civitanova Danza, in attesa del debutto assoluto dello spettacolo previsto per il 31 ottobre al Teatro Comunale di Modena.

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