L’eruzione del vulcano Whakaari (White Island, Nuova Zelanda) del 9 dicembre 2019
di Tullio Ricci e Dmitri Rouwet
Alle 14:11 (ora locale, UTC+13) del 9 dicembre 2019 è avvenuta un’ eruzione sull’isola di White Island, in Nuova Zelanda, in prossimità del lago craterico (il più acido al mondo) ubicato nel settore nord-occidentale del vulcano Whakaari (Figure 1 e 2).


Alle ore 20.30 (ora italiana) del 9 dicembre il bilancio delle vittime è di 5 morti, 18 feriti (soprattutto ustionati) ricoverati negli ospedali vicini e 28 dispersi. Le operazioni di soccorso sono state sospese a causa delle condizioni di pericolosità del vulcano e della notte, ma la polizia afferma che dai sorvoli effettuati dopo l’eruzione non sembrano esserci superstiti sull’isola. Una delle vittime era una guida esperta di un tour operator locale. Successivamente si è appurato che le vittime sono state 21.
Si è trattato di un evento eruttivo improvviso e di breve durata, che ha interessato l’area craterica del vulcano (circa 800 x 500 m) che è tra i più attivi della Nuova Zelanda (fonte: https://www.geonet.org.nz/). White Island è di proprietà privata ed è una nota meta turistica, visitata annualmente da circa 10.000 persone.
A giudicare dalle immagini disponibili sul Web potrebbe trattarsi di un’esplosione essenzialmente freatica, caratterizzata da surges piroclastici basali. Le esplosioni freatiche sono in generale il tipo di esplosione meno prevedibile nell’attività di un vulcano.
Video dal canale Youtube di Guardian News
Il filmato mostra l’eruzione di White Island del 9 dicembre 2019 ripresa da mare dal lato orientale dell’isola (00:00-00:20), i surges piroclastici basali ripresi da mare dal lato meridionale dell’isola (00:20-00:25), l’eruzione ripresa in time-lapse dalla telecamera di sorveglianza GNS ubicata a Wakatane sulla costa meridionale della baia di Plenty (00:25-00:41), l’eruzione ripresa in time-lapse con il cratere ed il lago craterico ripresi dalla telecamera di sorveglianza GNS ubicata sull’orlo craterico orientale (00:41-00:54), l’attracco delle imbarcazioni turistiche posto a sud dell’isola e ripreso da mare con i primi soccorsi portati dalle imbarcazioni per le visite turistiche guidate presenti nell’area (00:54-01:03), video del lago craterico presumibilmente girato circa 30 minuti prima dell’eruzione (01:03-01:14), elicottero danneggiato dall’eruzione all’interno del cratere e ripreso da mare in prossimità dell’attracco delle imbarcazioni turistiche (01:15-01:26), conferenza stampa del Primo Ministro neozelandese (01:26-01:48).
Immediatamente dopo l’eruzione il livello di allerta vulcanica è stato aumentato al livello 4 su 5 (eruzione moderata in corso con pericolosità localizzata intorno all’isola) dal GNS Science (Institute of Geological and Nuclear Sciences), per essere successivamente abbassato a 3 (eruzione minore in corso con pericolosità localizzata in prossimità delle bocche), circa due ore dopo l’evento eruttivo.
L’eruzione ha generato una colonna di ceneri che che ha superato i 3500 m di quota, mentre la cenere ha ricoperto tutta l’area craterica e gli immediati dintorni. Il GNS Science non si aspetta una ricaduta di cenere, se non minima, sulle coste nord-orientali dell’Isola del Nord, distanti circa 50 km.
Le reti di monitoraggio degli enti neozelandesi GNS Science e National Geohazards Monitoring Centre rilevano una diminuzione dell’attività vulcanica dal termine dell’eruzione, ma rimane un elevato grado di incertezza per quanto riguarda la possibilità di nuovi eventi eruttivi.
White Island, situata nella Baia di Plenty e nota anche col nome maori di Whakaari, è il più grande vulcano neozelandese in termini di volume. L’isola, grande circa 2 x 2,6 km, ne rappresenta solamente il 30%, arrivando ad un’altezza massima di 321 m s.l.m. Si tratta di uno stratovulcano attivo da circa 150.000 anni, che demarca il margine settentrionale della Taupo Volcanic Zone (TVZ) ed include diversi vulcani attivi dell’Isola del Nord, inclusi alcuni siti geotermali. Tra i vulcani più noti figurano: Ruapehu, Ngauruhoe, Tongariro, Tarawera e la caldera di Taupo.
L’attività è caratterizzato da attività idrotermale continua (Figura 3) ed eruzioni di piccola entità. L’ultima eruzione con vittime è del 1914 ed in quell’occasione persero la vita 12 minatori che si trovavano sull’isola per attività legate all’estrazione dello zolfo.

Il 15 novembre 2019 il livello di attività vulcanica era stato aumentato al livello 2 (unrest vulcanico moderato) a causa del manifestarsi di esplosioni idrotermali (esplosioni di vapore tipo geyser) con fango e detriti lanciati fino a 30 m al di sopra delle bocche. Più recentemente, alle ore 16:34 UTC del 23 novembre, il vulcano è stato scosso da un terremoto profondo (115 km) di M 6.0, con epicentro localizzato 6,2 km a nord-est dell’isola (fonte: INGV).
In precedenza, le ultime emissioni di cenere erano state osservate nei mesi di aprile e settembre 2016 ed il livello di attività vulcanica, in entrambi i casi, era stato innalzato da 1 (unrest vulcanico minore) a 3 (eruzione minore in corso) (fonte: https://volcano.si.edu/).
Altri episodi eruttivi sono avvenuti nel 2012 e nel 2001 mentre tra il 1975 ed il 2001 sono avvenute frequenti piccole eruzioni con emissione di nubi di cenere, vapore e gas che raggiunsero i 10 km di altezza, accompagnati in alcuni casi da bagliori legati all’attività eruttiva visibili dalla costa della baia di Plenty.