Stanchi ma felici, il lavoro sul campo dei ricercatori dell’INGV

di Stefano Corradini, Massimo Cantarero, Emanuela De Beni, Lorenzo Guerrieri e Tullio Ricci

Martedì 30 marzo 2021, appuntamento al Rifugio Sapienza, 1900 m s.l.m, versante Sud dell’Etna.

Il gruppo INGV è meravigliosamente eterogeneo: Emanuela De Beni e Massimo Cantarero dell’Osservatorio Etneo, Tullio Ricci della sezione di Roma 1, Stefano Corradini e Lorenzo Guerrieri dell’Osservatorio Nazionale Terremoti (ONT).

Dobbiamo raccogliere dati diversi, in questo sta la nostra forza. Saliamo con le macchine verso quote maggiori ma, ahimè, a 2500 m il manto nevoso coperto da un deposito continuo di prodotti piroclastici ci obbliga a proseguire a piedi (Figura 1). Obiettivo: i coni di scorie dell’eruzione del 2002-2003, punto panoramico da cui osservare a distanza di sicurezza (circa 800 m) il Cratere di Sud Est (SEC). La strada è lunga (2.5 km) e in salita e con lo zaino pieno di attrezzatura scientifica è veramente faticosa.

Figura 1- La salita sul deposito piroclastico che ricopre la neve è veramente faticosa, io (Emanuela) sembro invecchiata di 50 anni!

Con noi ci sono i droni ormai diventati uno strumento indispensabile per le attività svolte dal Laboratorio di Cartografia. Mentre io (Emanuela), Massimo e Tullio ci troviamo con i droni sul SEC , sulle sue molteplici bocche, Stefano e Lorenzo testano una nuova camera VIS-TIR per misure nell’infrarosso termico e nel visibile per stimare il flusso di SO2 emesso dall’Etna .

La giornata ha dato ottimi frutti: siamo riusciti a svolgere una analisi morfostrutturale preliminare della porzione meridionale del SEC (Figura 2), a mappare la colata lavica emessa dalla Bocca della Sella il 24 marzo e abbiamo migliorato la mappa della colata del 15 Marzo (Figura 3). Infine, Stefano e Lorenzo hanno testato la loro nuova camera (Figura 4).

Figura 2 – Modello ombreggiato del Cratere di Sud Est a cui è stata sovrapposta l’ortofoto (riquadro O) dell’alta porzione meridionale del cono in cui è ben evidente un sistema di fratture con direzione sub parallela all’orlo craterico ad andamento E-O. Dall’immagine termica (T) si capisce che le fratture sono più calde del resto del cono. Dalle immagini di dettaglio nel campo del visibile (V, Vs e Vs2) si notano sia le fumarole che incrostazioni di zolfo (riconoscibili per il colore giallo), altre fratture, ma di minore dimensione, interessano il lato Nord occidentale dell’orlo craterico (area delimitata dal rettangolo rosa e indicata con la sigla Vn).
Figura 3 – Ortofoto realizzata a partire dalle immagini da drone si vede come i prodotti piroclastici e la neve hanno completamente mascherato la morfologia del campo lavico di Maggio 2019, mentre ancora si vede il bastione di scorie che si è formato durante l’eruzione alla cui base si apriva una bocca effusiva. Anche la colata del 15 Maggio si nota a malapena, i colori della foto virano sul giallo a causa della copertura nuvolosa.
Figura 4 – In alto Stefano e Lorenzo al lavoro, immersi nelle nuvole nel campo del visibile a sinistra e nel termico a destra, la loro temperatura con le giacche è praticamente uguale a quella dell’ambiente. In basso due immagini simultanee nel visibile (a sinistra) e nell’infrarosso termico (a destra) ottenute con la camera VIS-TIR, che rivelano la presenza di una densa colonna di cenere causata da una esplosione verificatasi al cratere Voragine.

L’umore è alto, i dati sono ottimi e sono stati pubblicati nel Bollettino Settimanale Etna. Anche se il nostro lavoro a volte richiede sforzo e sacrifici ci permette di passare ore piacevoli in posti meravigliosi e in ottima compagnia. Una foto ricordo (Figura 5) e poi si rientra.

Figura 5 – Stanchi ma felici al ritorno, da sinistra Stefano, Emanuela, Massimo Lorenzo e Tullio.