Il Museo del Reale Osservatorio Vesuviano alle Giornate FAI di Primavera 2023

L’Osservatorio Vesuviano (INGV) apre la sua sede storica al Fondo per l’Ambiente Italiano.

di Sandro de Vita e Mauro Di Vito

Nelle giornate del 25 e 26 marzo 2023 la sede di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in accordo con il Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI), ha aperto al pubblico la propria sede storica, il Reale Osservatorio Vesuviano, autentico gioiello di architettura neoclassica e sito di enorme rilevanza scientifica, artistica e culturale del nostro Paese (Figura 1). Il Reale Osservatorio Vesuviano è ubicato sul Vesuvio, sul Colle del Salvatore, a circa 600 metri di quota, incastonato in una cornice paesaggistica di incomparabile bellezza.

Figura 1 - Il Reale Osservatorio Vesuviano (Fotografia di Sandro de Vita).
Figura 1 – Il Reale Osservatorio Vesuviano (Fotografia di Sandro de Vita).

L’iniziativa, organizzata su prenotazione in 12 visite giornaliere per gruppi di 25 persone, ha fatto registrare il tutto esaurito in poche ore dall’apertura delle prenotazioni sul sito del FAI, tanto da indurre gli organizzatori a organizzare visite extra, per accettare i visitatori accorsi comunque in loco chiedendo di poter partecipare. Oltre 800 persone, in due giorni, hanno potuto visitare questo sito (Figura 2).

Figura 2 - L'ingresso dei visitatori attraverso l'emiciclo antistante la palazzina borbonica dell'Osservatorio Vesuviano (Foto del Fondo per l'Ambiente Italiano).
Figura 2 – L’ingresso dei visitatori attraverso l’emiciclo antistante la palazzina borbonica dell’Osservatorio Vesuviano (Foto del Fondo per l’Ambiente Italiano).

In questi due giorni i volontari del FAI, accompagnati dai ricercatori della Sezione di Napoli dell’INGV e coadiuvati dai bravissimi “piccoli ciceroni” delle scuole vesuviane Flacco e Tilgher, coinvolti per l’occasione, hanno guidato i numerosi visitatori alla scoperta dei tesori custoditi dal Reale Osservatorio Vesuviano (Figura 3). Evidente l’entusiasmo e l’interesse di adulti e ragazzi, nonché il desiderio di cultura e di conoscenza dei tanti visitatori, orgogliosi del proprio patrimonio e delle proprie radici.

Figura 3 - Le guide illustrano il funzionamento del sismografo elettromagnetico di Luigi Palmieri (Foto del Fondo per l'Ambiente Italiano).
Figura 3 – Le guide illustrano il funzionamento del sismografo elettromagnetico di Luigi Palmieri (Foto del Fondo per l’Ambiente Italiano).

Per oltre 180 anni la presenza dell’Osservatorio, la più antica istituzione al mondo creata per lo studio dei vulcani, ha permesso la minuziosa osservazione delle eruzioni del Vesuvio, la raccolta sistematica dei prodotti emessi dal vulcano e la progettazione e la sperimentazione di nuovi strumenti scientifici, tanto da fare del Vesuvio il vulcano più conosciuto e tra i più sorvegliati al mondo.

La lunga storia del Reale Osservatorio Vesuviano è largamente documentata nelle sue collezioni (Figura 4). Il valore scientifico e culturale di questo patrimonio, unico al mondo nel suo genere per ricchezza e varietà, racconta la storia di questa istituzione, fortemente connessa con l’attività del Vesuvio, e la dedizione dei tanti uomini di scienza che hanno dedicato la propria vita allo studio del vulcano.

Figura 4 - La Sala Ottagona con le collezioni delle medaglie di lava, dei campioni di ceneri vesuviane e degli strumenti storici. (Foto di Sandro de Vita).
Figura 4 – La Sala Ottagona con le collezioni delle medaglie di lava, dei campioni di ceneri vesuviane e degli strumenti storici. (Foto di Sandro de Vita).

La sede storica dell’Osservatorio Vesuviano oggi ospita un’esposizione permanente dedicata a tali collezioni, uniche nel loro genere per l‘elevato valore scientifico, documentario e artistico, che comprendono:

Libri antichi a tema vulcanologico

La biblioteca dell’Osservatorio Vesuviano può vantare tra i suoi posseduti numerosi testi antichi, tutti a contenuto essenzialmente vulcanologico. Degni di nota sono nove volumi del Cinquecento, alcune decine del Seicento e circa un centinaio del Settecento e dell’Ottocento. I testi del Seicento trattano per la maggior parte argomenti relativi all’eruzione vesuviana del 1631; quelli del Settecento sono compendi di storia vesuviana di vari autori, tra i quali William Hamilton, Francesco Serao, Ignazio Sorrentino, Giuseppe Maria Mecatti, Gaetano De Bottis e Ascanio Filomarino. Il libro più prezioso è certamente Mundus Subterraneus del gesuita Atanasius Kircher,  risalente al 1668.

Raccolta di rocce, minerali, ceneri vulcaniche e altri materiali Vesuviani delle eruzioni storiche

Molti di questi campioni sono stati raccolti direttamente da Teodoro Monticelli, Arcangelo Scacchi, Vittorio Matteucci e Alessandro Malladra, famosi studiosi e, gli ultimi due, direttori dell’Osservatorio Vesuviano nel passato. Si tratta di campioni di lave, ceneri, lapilli e bombe vulcaniche eruttati durante le eruzioni successive al 1631.

Registrazioni su carta affumicata dell’attività sismica vesuviana dal 1915 al 1970

Queste registrazioni hanno un notevole valore scientifico e storico, visto che documentano l’attività sismica del vulcano per un lungo intervallo temporale. Fa parte della collezione anche l’apparecchiatura per l’affumicatura delle carte.

Strumenti scientifici antichi

Tutti gli strumenti posseduti in questa collezione tracciano il lungo percorso compiuto dalla geofisica e in particolare dalla sismologia, i cui pionieri sono stati senza dubbio Luigi Palmieri e Giuseppe Mercalli, entrambi direttori dell’Osservatorio Vesuviano. Si posseggono, tutti in ottimo stato di conservazione, i più antichi sismoscopi e il famoso sismografo elettromagnetico di Palmieri (Figura 5), ma arricchiscono questa collezione anche numerosi strumenti meteorologici, magnetici, geodetici e geochimici, utilizzati per lo studio e la sorveglianza del Vesuvio fin dalla nascita dell’Osservatorio Vesuviano.

Figura 5 - Il sismografo elettromagnetico di Luigi Palmieri, del 1856 (Foto del Fondo per l'Ambiente Italiano).
Figura 5 – Il sismografo elettromagnetico di Luigi Palmieri, del 1856 (Foto del Fondo per l’Ambiente Italiano).

Mappe e plastici geologici e geomorfologici

Questa collezione può vantare la presenza della carta geologica di Henry James Johnston Lavis (1888), una tra le prime carte vulcanologiche del Vesuvio. Si posseggono inoltre i rilievi delle modifiche del Cono del Vesuvio a seguito di eruzioni, eseguiti da Matteucci, Mercalli e Malladra. Completano la collezione numerosi plastici del Vesuvio, di Campi Flegrei, di Santorini, di Stromboli, dell’Etna e del Fogo (Capo Verde). Il plastico più antico risale al 1878 e riproduce la morfologia del Vesuvio su una lastra di zinco a ramatura galvanica.

Foto e filmati d’epoca delle eruzioni

Fanno parte della collezione fotografie e filmati realizzati durante le eruzioni del Vesuvio tra il 1865 e il 1944. Il film più antico della cineteca è anche il primo film al mondo di un vulcano in eruzione, realizzato dai fratelli Lumière nel 1898, dopo appena due anni dall’invenzione del cinematografo. Il cortometraggio documenta la formazione del Colle Umberto (1895-1899). Altra rarità è il filmato della catastrofica eruzione del 1906 realizzato dai fratelli Troncone, pionieri della cinematografia a Napoli. Il filmato più recente invece risale all’eruzione del 1944 e fu realizzato dalle forze alleate e donato al Direttore Giuseppe Imbò. Completano la collezione numerose lastre fotografiche e negativi che riguardano il Vesuvio, l’Etna, Stromboli, Vulcano.

Gouaches del Vesuvio

La collezione è costituita da quindici gouaches di cui tre di Odoardo Fischetti, una di Luigi Gentile e le altre di autori ignoti. Tutte hanno per tema il Vesuvio e le sue eruzioni e sono state realizzate tra il 1819 ed il 1834 (Figura 6).

Figura 6 - I visitatori nell'atrio del Reale Osservatorio Vesuviano, con i busti dei Direttori e le riproduzioni delle gouaches della collezione dell'Osservatorio. (Foto di Sandro de Vita).
Figura 6 – I visitatori nell’atrio del Reale Osservatorio Vesuviano, con i busti dei Direttori e le riproduzioni delle gouaches della collezione dell’Osservatorio. (Foto di Sandro de Vita).

Medaglie di lava

La collezione si compone di 95 pezzi e testimonia la vita che si sviluppava intorno al Vesuvio e il tipo di attività eruttiva del vulcano all’epoca della loro produzione. Le medaglie venivano realizzate direttamente sul Vesuvio, prelevando lava ancora fluida il più vicino possibile ai punti di emissione. Su queste piccole porzioni di lava venivano impresse immagini e scritte attraverso punzoni metallici.

La riapertura 

Dopo un lungo periodo di chiusura, dovuto alla necessità di realizzare importanti interventi di adeguamento della sede alle vigenti normative sulla sicurezza, il Reale Osservatorio Vesuviano, in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, ha riaperto alle visite del pubblico alcune delle sue sale a partire dallo scorso mese di settembre. Non appena è stata pubblicata sul web la notizia della riapertura della sede museale dell’Osservatorio, in pochi giorni è stata saturata la disponibilità (per quanto limitata in questa prima fase di riapertura) per la prenotazione da parte di scolaresche e gruppi organizzati, arrivando a totalizzare più di 2.000 visitatori, di cui circa la metà già prenotati solo per il mese di aprile.

Le giornate FAI di Primavera (Figura 7) si sono inserite in questo programma di riapertura, facendo segnare un successo senza precedenti e garantendo una diffusione a macchia d’olio della notizia della rinnovata fruibilità di questo sito che, da sempre, ha attratto studenti, ricercatori e appassionati non solo dall’area vesuviana e napoletana, ma da tutta Italia e dall’estero.

Figura 7 - I volontari del FAI con il personale dell'Osservatorio Vesuviano. (Foto del Fondo per l'Ambiente Italiano).
Figura 7 – I volontari del FAI con il personale dell’Osservatorio Vesuviano. (Foto del Fondo per l’Ambiente Italiano).

L’auspicio, a questo punto, è che nell’immediato futuro si possa garantire la piena fruibilità della sede storica dell’Osservatorio Vesuviano, riaprendo anche le sezioni non ancora visitabili a causa dell’inagibilità dei locali che le ospitano, e inaugurando nuovi percorsi da tempo progettati per una sempre più capillare diffusione delle Scienze della Terra e della conoscenza del territorio, soprattutto allo scopo di contribuire alla mitigazione del rischio, attraverso l’opera di informazione e formazione per una nuova consapevolezza e per lo sviluppo di una cultura dell’utilizzo sostenibile del territorio stesso, in presenza di pericoli naturali con i quali è tuttavia possibile convivere.