Probabile imminente eruzione in Islanda: evacuata la città di Grindavik

di Alessandro Amato con il contributo del gruppo INGVvulcani

La cittadina di Grindavik (circa 3700 abitanti) è stata completamente evacuata due giorni fa, dopo che gli scienziati dell’IMO (Icelandic Meteorological Office), dell’Università dell’Islanda e del Dipartimento di protezione civile e gestione delle emergenze si sono riuniti per discutere del rischio di un’eruzione vulcanica nei pressi del centro abitato.

I dati sismologici e quelli sulla deformazione del suolo ricavati dai satelliti hanno evidenziato, infatti, una progressione preoccupante negli ultimi giorni. L’attività sismica, caratterizzata da sciami con migliaia di terremoti avvenuti a partire dal 25 ottobre scorso, con una magnitudo massima di 4.5, ha permesso di tracciare lo spostamento del magma in profondità (figura 1).

Figura 1 -Localizzazione epicentrale dei terremoti degli ultimi giorni (fonte: IMO) (https://x.com/Vedurstofan/status/1723315864047321272?s=20 )
Figura 1 – Localizzazione epicentrale dei terremoti degli ultimi giorni (fonte: IMO) (https://x.com/Vedurstofan/status/1723315864047321272?s=20)

Nei giorni seguenti, i dati sismologici hanno evidenziato una migrazione della zona attiva, mentre quelli GNSS e InSAR hanno mostrato degli spostamenti del terreno (figure 2 e 3) coerenti con l’intrusione di  un dicco magmatico. I dati indicano che l’intrusione di magma si estende dalla località di Stóra-Skógsfell a nord fino a Grindavík a sud, dove prosegue sotto il fondale marino.

Figura 2 - L'interferogramma (InSAR) per il periodo dal 28 ottobre al 6 novembre mostra che lo spostamento in quel periodo è stato di circa 7 cm (nella zona rossa). (fonte: IMO - https://en.vedur.is/about-imo/news/a-seismic-swarm-started-north-of-grindavik-last-night)
Figura 2 – L’interferogramma (InSAR) per il periodo dal 28 ottobre al 6 novembre mostra che lo spostamento in quel periodo è stato di circa 7 cm (nella zona rossa). (fonte: IMO – https://en.vedur.is/about-imo/news/a-seismic-swarm-started-north-of-grindavik-last-night)
Figura 3 - Spostamento verticale di uno dei siti della rete GNSS islandese (Mt. Þorbjörn), che mostra l’inizio della deformazione dovuta all’intrusione magmatica intorno al 28 ottobre 2023.
Figura 3 – Spostamento verticale di uno dei siti della rete GNSS islandese (Mt. Þorbjörn), che mostra l’inizio della deformazione dovuta all’intrusione magmatica intorno al 28 ottobre 2023 (fonte: IMO)

Secondo i modelli preliminari calcolati dall’IMO utilizzando i dati satellitari più recenti acquisiti negli ultimi giorni, la profondità minima della parte superiore del dicco magmatico a nord di Grindavík è di 800 metri. L’interpretazione congiunta delle misurazioni terrestri e satellitari indica che la dimensione dell’intrusione di magma e la velocità con cui si muove sono molte volte maggiori di quanto misurato nelle precedenti eruzioni avvenute tra 2021 e 2023 nella penisola di Reykjanes.

I ricercatori dell’IMO hanno dichiarato che “la probabilità che si verifichi un’eruzione vulcanica nel prossimo futuro è considerevole”.

Evoluzione degli ultimi due giorni

Alle 18:00 dell’11 novembre, dopo un incontro tra gli scienziati dell’Ufficio meteorologico islandese, dell’Università dell’Islanda e del Dipartimento di protezione civile e gestione delle emergenze in cui sono stati analizzati tutti i dati più recenti e rivisti gli ultimi modelli geofisici, si è concluso che la probabilità di un’eruzione vulcanica è elevata e che un’eruzione potrebbe essere possibile in un arco di tempo di pochi giorni.

La posizione esatta della possibile bocca o fessura eruttiva è sconosciuta, ma la lunghezza di 15 km e l’orientamento del dicco danno una buona indicazione delle possibili aree di emersione del magma (figura 4).

Figura. 4 - La mappa mostra la posizione dell'intrusione nel dicco (linea rossa) sulla base delle immagini radar satellitari, delle misurazioni GPS, dei dati sismici e dei modelli geofisici (fonte: IMO).
Figura 4 – La mappa mostra la posizione dell’intrusione nel dicco (linea rossa) sulla base delle immagini radar satellitari, delle misurazioni GPS, dei dati sismici e dei modelli geofisici (fonte: IMO).

Negli ultimi due giorni, l’attività sismica in corrispondenza dell’intrusione di magma è rallentata, ma questo non significa che le probabilità di un’eruzione siano diminuite. Dalla mezzanotte del 12 novembre, sono stati registrati circa 1.000 terremoti, tutti di magnitudo inferiore a 3. La maggior parte dei terremoti è localizzata ad una profondità di 3-5 km, ovvero nella porzione inferiore della frattura intrusa dal magma.

L’attività sismica più recente si è concentrata nel settore nord e in mare a sud-ovest di Grindavik, come mostra la mappa di Figura 1.  Per questo motivo, secondo i ricercatori islandesi è aumentata anche la probabilità di un’eruzione sottomarina ed è necessario prepararsi anche alla possibilità di attività esplosiva.

Le misurazioni GPS delle ultime 24-36 ore mostrano che la deformazione associata all’intrusione di magma formatasi venerdì 10 novembre è rallentata. Ciò suggerisce che il magma si stia avvicinando alla superficie, ma al momento nessun modello è stato ancora elaborato per stimarne con precisione la profondità.

Le informazioni contenute in questo post sono state ricavate dai numerosi aggiornamenti dell’IMO che potete trovare qui: https://en.vedur.is/about-imo/news/a-seismic-swarm-started-north-of-grindavik-last-night

I dettagli sull’evacuazione di Grindavik qui: https://www.youtube.com/watch?v=1lDpgxCHmOQ