Speciale vulcani 2023

di Maddalena De Lucia, Boris Behncke, Alessandro Bonforte, Mario Castellano, Danilo Cavallaro, Cinzia Federico, Fausto Grassa, Mario Mattia, Luciano Scarfì

con la collaborazione del GdL INGVvulcani

L’Italia è terra di vulcani, tra i più conosciuti e attivi al mondo. Tra questi vi sono l’Etna, in Sicilia, le cui frequenti e spettacolari eruzioni contribuiscono a creare un paesaggio unico, e il Vesuvio, noto soprattutto per la devastante eruzione del 79 d.C. che seppellì le città romane di Pompei ed Ercolano. L’intensa e diffusa attività vulcanica in Italia è una testimonianza della complessità geologica del Paese, e, insieme ai terremoti, contribuisce a plasmarne il paesaggio, influenzando la storia e la cultura dei territori.

Quando si parla di attività dei vulcani, tuttavia, non ci riferiamo soltanto alle eruzioni. Lo testimonia il comportamento di uno dei tanti vulcani italiani, la caldera dei Campi Flegrei, che è rimasta quiescente dal 1538 e ha avuto significative crisi bradisismiche negli anni 1969-72, 1982-84, e in quella attuale, cominciata nel 2005. Nell’anno 2023 si è “fatta sentire” – e non poco – a causa dei frequenti sciami di terremoti che hanno accompagnato un rilevante sollevamento del suolo.

Il 2023 sarà quindi ricordato per la significativa attività sismica e deformativa legata al bradisismo dei Campi Flegrei, tuttora in corso. Nel corso dell’anno appena terminato, abbiamo comunque osservato alcuni eventi eruttivi a Stromboli e all’Etna, e, allargando lo sguardo, anche al di fuori dell’Italia.

L’affascinante attività dei vulcani può tuttavia rappresentare una minaccia per le comunità residenti. Pertanto, la comunità scientifica studia attentamente questi fenomeni naturali per comprenderne i processi magmatici e i meccanismi eruttivi. In particolare, i vulcani italiani sono costantemente monitorati dagli Osservatori Vesuviano ed Etneo, dalla Sezione di Palermo e da altre sezioni dell’INGV, che utilizzano tecnologie avanzate per studiarne il comportamento e prevedere variazioni della loro attività che potrebbero sfociare in nuove eruzioni.

Cosa è accaduto nel 2023?

Come abbiamo già accennato, nel 2023 i Campi Flegrei hanno avuto un ruolo rilevante tra i vulcani italiani, soprattutto nella seconda metà dell’anno. Per l’Etna e Stromboli abbiamo invece osservato alcuni parossismi o esplosioni maggiori. Altri ancora, come Vesuvio e Ischia, non hanno mostrato variazioni significative rispetto agli scorsi anni. Per l’isola di Vulcano abbiamo invece osservato una riduzione dei fenomeni osservati rispetto agli anni precedenti, che avevano portato nel 2021 al passaggio dal livello di allerta verde al livello giallo. Pertanto, il 19 dicembre 2023, il Dipartimento di Protezione Civile ha disposto per l’isola di Vulcano il ritorno al livello di allerta verde, indicativo, cioè, di attività di base. Quest’anno ci siamo occupati anche di vulcani non italiani e della loro attività.

Nelle pagine che seguono andremo a esaminarli uno per uno, evidenziando gli aspetti più significativi. Per informazioni aggiornate e dettagliate sui vulcani italiani attivi vi consigliamo di consultare le pagine web dell’ Osservatorio Vesuviano, dell’Osservatorio Etneo e del Centro Monitoraggio Eolie.

Campi Flegrei

Etna

Stromboli

Vesuvio

Ischia

Vulcano

Vulcani nel mondo


Campi Flegrei

Nella caldera dei Campi Flegrei, nel corso del 2023, è proseguita la fase bradisismica iniziata nel 2005. L’attuale crisi bradisismica è caratterizzata da un significativo sollevamento del suolo accompagnato da sismicità che si manifesta anche con sciami sismici. Nel 2023 i fenomeni osservati sono stati molto più rilevanti degli anni precedenti; basti pensare che da circa 40 anni non si registravano terremoti di magnitudo uguale o superiore a 4.0. La figura 1 evidenzia il progressivo aumento della sismicità osservata negli ultimi undici anni.

Figura 1 - Grafico dei terremoti avvenuti annualmente nei Campi Flegrei negli anni 2013 – 2023.
Figura 1 – Grafico dei terremoti avvenuti annualmente nei Campi Flegrei negli anni 2013 – 2023.

Sismicità

Nel 2023 la rete sismica permanente dei Campi Flegrei ha registrato 6065 eventi sismici di cui 3449 localizzati. La maggior parte degli eventi registrati (oltre il 90%) ha avuto una magnitudo inferiore a 1.0 (dati estratti dai Bollettini di Sorveglianza Mensili dei Campi Flegrei 2023). Questi eventi sono stati analizzati dai tecnici e ricercatori in turno H24 nella Sala di Monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano e rivisti dal personale del Laboratorio Sismico. Come si nota dalla figura 2, gli eventi sismici non sono distribuiti uniformemente nel corso dell’anno ma si sono particolarmente concentrati nei mesi di agosto e settembre.

Figura 2 – Distribuzione mensile del numero di terremoti avvenuti ai Campi Flegrei nel corso del 2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Campi Flegrei Dicembre 2023).

Per ciò che riguarda la localizzazione degli eventi, nella mappa in figura 3 si può notare che nel 2023, come ormai da anni, gli epicentri degli eventi sismici sono localizzati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità degli ipocentri concentrate nei primi 3 km e con un valore massimo di circa 5 km.

Figura 3 - La mappa degli epicentri localizzati dalla Rete Sismica dei Campi Flegrei nel 2023, e proiezioni degli ipocentri lungo sezioni con direzione Nord-Sud, a destra della mappa, ed Ovest-Est, in basso. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso a destra.
Figura 3 – La mappa degli epicentri localizzati dalla Rete Sismica dei Campi Flegrei nel 2023, e proiezioni degli ipocentri lungo sezioni con direzione Nord-Sud, a destra della mappa, ed Ovest-Est, in basso. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso a destra.

Gli eventi sismici di magnitudo uguale o maggiore di 3 sono stati 13. Il terremoto più forte, di magnitudo Md=4.2, calcolata dalla durata del segnale sismico, è avvenuto alla profondità di 2.8 chilometri e si è verificato il 27/09/2023, nel corso di uno sciame sismico. Nella figura che segue sono visualizzati tutti i terremoti con magnitudo maggiore o uguale a 3 avvenuti nel 2023 nell’area dei Campi Flegrei (figura 4).

Figura 4 - Mappa dei terremoti con magnitudo maggiore o uguale a 3.0 avvenuti nel 2023 nell’area dei Campi Flegrei.
Figura 4 – Mappa dei terremoti con magnitudo maggiore o uguale a 3.0 avvenuti nel 2023 nell’area dei Campi Flegrei.

Deformazioni del suolo

Nel 2023 le reti geodetiche dell’INGV Osservatorio Vesuviano hanno continuato a registrare un sollevamento del suolo in tutta l’area Flegrea, con deformazione massima nella zona del Rione Terra di Pozzuoli, pari a circa 18 centimetri in totale (figura 5). Nel corso dell’anno la velocità massima di sollevamento del suolo ha mostrato variazioni comprese tra 15 mm/mese e 4 mm/mese, diminuendo ulteriormente negli ultimi quindici giorni dell’anno, come evidenziato nella Figura 4.

Figura 5 - Serie temporale delle variazioni in quota della stazione GNSS di del Rione Terra (Pozzuoli) dal 01/01/2023 al 31/12/2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Campi Flegrei Dicembre 2023).
Figura 5 – Serie temporale delle variazioni in quota della stazione GNSS di del Rione Terra (Pozzuoli) dal 01/01/2023 al 31/12/2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Campi Flegrei Dicembre 2023).

Geochimica dei fluidi

Nel 2023 le attività di sorveglianza geochimica sono consistite nelle misure in continuo del flusso di CO2 dal suolo, della temperatura delle fumarole della Solfatara e di Pisciarelli e nel campionamento e analisi chimiche delle principali fumarole delle stesse aree. I dati hanno evidenziato il perdurare dei trend di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale dei Campi Flegrei già in atto da diversi anni. Le caratteristiche chimiche dei fluidi analizzati inoltre testimoniano un’elevata frazione di gas magmatici nei fluidi fumarolici. La media delle temperature del suolo nell’area della Solfatara, misurate a 10 cm di profondità, mostra un incremento del valore medio delle temperature di oltre 6°C nel periodo 2002-2023.

Info dettagliate sui Campi Flegrei.


Etna

Attività vulcanica

Il 2023 è cominciato all’Etna con il proseguimento di una lenta attività effusiva iniziata il 27 novembre 2022 da due bocche poste alla base nord-orientale del Cratere di Sud-Est. Questa attività si è gradualmente esaurita nei primi giorni di febbraio e successivamente il vulcano è rimasto in uno stato di relativa quiescenza fino a metà maggio.

Dal novembre 2022 in poi sono avvenuti quattro episodi parossistici (fontane e colate di lava e alte colonne eruttive con conseguenti ricadute di materiale piroclastico in aree sottovento) al Cratere di Sud-Est: il mattino del 21 maggio, la notte del 13-14 agosto, la sera del 12 novembre e la sera dell’1 dicembre. Mentre il primo di questi episodi è stato completamente invisibile a causa delle pessime condizioni meteorologiche, gli altri tre hanno regalato momenti di spettacolo alla popolazione etnea ed ai numerosi turisti; soprattutto l’ultimo, che è avvenuto in condizioni di straordinaria visibilità (figura 6). Il rovescio della medaglia: le pesanti ricadute di cenere e lapilli nei settori sottovento, il 21 maggio verso sud-ovest e verso Catania, con conseguente inoperatività dell’aeroporto; il 13-14 agosto verso sud (ancora una volta ferme le operazioni all’aeroporto di Catania); il 12 novembre verso sud-est, e l’1 dicembre verso est-nordest.

Figura 6 - Attività eruttiva sull'Etna osservata nella sera del primo dicembre 2023 vista da Nicolosi. Fotografia di Boris Behncke
Figura 6 – Attività eruttiva sull’Etna osservata nella sera del primo dicembre 2023 vista da Nicolosi. Fotografia di Boris Behncke.

I “preludi” dei parossismi sono stati molto diversi tra di loro. Quello del 21 maggio è stato preceduto, tre giorni prima, da un forte aumento dell’ampiezza del tremore vulcanico e da un piccolo sciame sismico, accompagnato da modeste deformazioni del suolo. Questi fenomeni sono indicativi di un’intrusione magmatica molto superficiale, che si è arrestata senza evolvere verso un’attività eruttiva laterale.

Il parossismo di agosto è avvenuto praticamente senza alcun precursore; assieme ad un repentino incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico è subito iniziata un’attività stromboliana, che si è rapidamente intensificata per passare poi alle consuete fontane di lava. Una lunga fase di deboli esplosioni stromboliane, iniziate il 9 ottobre, ha invece preceduto il parossismo del 12 novembre.

Il preludio all’ultimo parossismo ha presentato le caratteristiche più particolari: dal 19 novembre fino al pomeriggio dell’1 dicembre il cratere di Sud-Est ha prodotto una sequenza di brevi episodi di attività stromboliana, a volte anche con piccoli trabocchi lavici, a un ritmo straordinariamente regolare di circa 70-80 minuti, separati da intervalli di calma quasi totale.

Gli altri crateri sommitali, quello di Nord-Est e la Voragine, non hanno mostrato attività e per tutto il 2023 sono rimasti completamente chiusi, come nell’anno precedente. Il cratere Bocca Nuova invece ha subito alcuni cambiamenti: a metà luglio nella sua parte sud-orientale si è riaperto uno dei suoi pozzi interni, la cosiddetta bocca “BN-2”, che per mesi ha prodotto una quantità infinita di graziosissimi anelli di gas (“volcanic vortex rings”), e, sia in questo pozzo che nel “BN-1” nella parte nord-occidentale del cratere, si è osservata una vivace incandescenza notturna.

Alla fine dell’anno si sono inoltre avuti alcuni episodi di subsidenza nella parte centrale della Bocca Nuova, dove si è notevolmente allargato un pozzo degassante già presente da diversi anni.

Sismicità

Da inizio 2023, il tremore vulcanico ha mostrato un graduale incremento dell’ampiezza, culminato nelle attività parossistiche di maggio ed agosto al Cratere di Sud-Est. In seguito a questo ultimo evento, nel mese di settembre, è stata osservata un’iniziale diminuzione di intensità cui ha fatto seguito un nuovo modesto trend di incremento. I mesi di novembre e dicembre sono stati caratterizzati da due ulteriori episodi parossistici, dopo i quali il tremore si è mantenuto su valori medi (figura 7).

Figura 7 - Ampiezza media del tremore vulcanico nel 2023. Le bande blu evidenziano il trend prevalente (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).
Figura 7 – Ampiezza media del tremore vulcanico nel 2023. Le bande blu evidenziano il trend prevalente (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).

Nel corso del 2023, nell’area etnea sono stati localizzati circa 1100 terremoti, con magnitudo compresa tra -0.3 e 4.4. All’inizio del 2023 il livello di sismicità è stato mediamente basso (figura 8). Un significativo incremento dell’attività sismica si è registrato nel periodo aprile-luglio, caratterizzato dall’accadimento di alcuni sciami sismici e dall’evento più rilevante, registrato il 21 aprile. Questo terremoto è stato localizzato nel mar Ionio, poco ad est di Catania ed ha fatto registrare una magnitudo pari a 4.4. Dopo uno sciame sismico avvenuto il 5 luglio che ha interessato il versante occidentale del vulcano, il tasso di accadimento ed i rilasci energetici dei terremoti sono ritornati su un livello basso, confrontabile con quello che ha preceduto il sisma del 21 aprile 2023.

Figura 8 - In rosso, la curva cumulativa di Strain release, che indica il rilascio di energia sismica nell’area etnea nel corso dell’anno 2023 (legenda di sinistra). Gli istogrammi blu rappresentano il numero di terremoti registrati per ciascun giorno (legenda di destra) (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).
Figura 8 – In rosso, la curva cumulativa di Strain release, che indica il rilascio di energia sismica nell’area etnea nel corso dell’anno 2023 (legenda di sinistra). Gli istogrammi blu rappresentano il numero di terremoti registrati per ciascun giorno (legenda di destra) (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).

La sismicità ha interessato gran parte dell’edificio vulcanico; i terremoti con magnitudo pari o superiore a 3.5 sono stati 4. I volumi sismogenetici maggiormente coinvolti sono stati quelli al di sopra di 10 km di profondità; tuttavia, si è osservata anche una sismicità più profonda, fino a circa 30 km, nel settore nord-occidentale del vulcano (figura 9).

Figura 9 - Mappa dei terremoti localizzati nell’area etnea durante il 2023 (da Banche dati terremoti).
Figura 9 – Mappa dei terremoti localizzati nell’area etnea durante il 2023 (da Banche dati terremoti).

Deformazioni del suolo

Dal punto di vista delle deformazioni del suolo, il 2023 non è stato caratterizzato da importanti variazioni a lungo periodo. Ci sono state le consuete e brevi fasi di deflation (sgonfiamento) che hanno accompagnato gli episodi eruttivi, particolarmente evidenti grazie alle reti di sensori più sensibili, come gli straimeter (estensimetri, per misurare le variazioni di distanza orizzontali tra due punti) e i tiltmetri (per misurare la variazione di inclinazione del suolo, in inglese tilt). Proprio sui segnali registrati dai tiltmetri è visibile il leggero rigonfiamento del vulcano che ha preceduto la fontana di lava di maggio, durante lo sciame sismico e l’aumento del tremore (figura 10). In generale, nel lungo periodo, il vulcano mostra un lento processo di pressurizzazione e inflation (rigonfiamento del suolo), indicativo di un processo di “ricarica” del sistema di alimentazione, che tipicamente avviene nei periodi di relativa calma eruttiva.

Figura 10 - Esempio di andamento delle deformazioni del suolo alla stazione tiltmetrica installata in prossimità del Rifugio Citelli, sul medio versante NE dell’Etna. <yoastmark class=

Geochimica dei fluidi

L’emissione di CO2 dai fianchi del vulcano ha mostrato due fasi di incremento, culminate a giugno e ad ottobre 2023 (figura 11), compatibili con l’ingresso di magma più ricco in gas nel sistema di alimentazione, in grado di produrre l’attività parossistica osservata. Simili indicazioni sono state ottenute dal monitoraggio del rapporto isotopico dell’elio rilasciato dalle aree periferiche del vulcano. Il flusso di SO2 dai crateri ha infine mostrato fasi di incremento in concomitanza con l’attività effusiva e di fontana di lava, ad indicare una rapida migrazione del magma verso le zone più superficiali dell’edificio vulcanico.

Figura 11 - Flusso di CO2 dai suoli dei versanti dell’Etna misurato dalla rete geochimica della Sezione di Palermo.
Figura 11 – Flusso di CO2 dai suoli dei versanti dell’Etna misurato dalla rete geochimica della Sezione di Palermo.

Stromboli

Attività vulcanica

Nel corso del 2023 l’attività vulcanica di Stromboli è stata caratterizzata da attività stromboliana ordinaria presso le bocche delle aree crateriche Nord (N) e Centro-Sud (CS), alternata ad attività di spattering (a volte sostenuta) dall’area craterica N, con il verificarsi di otto esplosioni di intensità maggiore e da una quindicina di episodi effusivi di modesta entità.

L’area craterica Nord (N in figura 12) è stata caratterizzata dalla presenza di tre, a volte quattro, bocche attive; quella centro-sud (CS in figura 12) da un numero di bocche variabile da una (inizio anno) a cinque (nel mese di agosto, figura 12), anche se generalmente quelle attive in questo settore sono state quattro.

Figura 12 - La terrazza craterica di Stromboli vista dalla telecamera termica posta sul Pizzo sopra la Fossa (SPT) con la delimitazione delle aree crateriche Area Centro-Sud e Area Nord (rispettivamente AREA CS e AREA N) il 27 agosto 2023. Le sigle e le frecce indicano i nomi e le ubicazioni delle bocche attive. Le linee orizzontali nella figura indicano differenti altezze raggiungibili dai frammenti eruttati, associabili a diversi livelli di intensità delle esplosioni (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).
Figura 12 – La terrazza craterica di Stromboli vista dalla telecamera termica posta sul Pizzo sopra la Fossa (SPT) con la delimitazione delle aree crateriche Area Centro-Sud e Area Nord (rispettivamente AREA CS e AREA N) il 27 agosto 2023. Le sigle e le frecce indicano i nomi e le ubicazioni delle bocche attive. Le linee orizzontali nella figura indicano differenti altezze raggiungibili dai frammenti eruttati, associabili a diversi livelli di intensità delle esplosioni (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).

Per quanto riguarda l’attività stromboliana ordinaria, la frequenza media oraria totale delle esplosioni ha oscillato tra valori bassi e medi (da 3 a 12 eventi /h) nei primi due mesi dell’anno (con l’area craterica CS poco attiva), medio alti (da 8 a 17 eventi/h) a marzo-luglio (con l’area craterica CS più attiva di quella N), medio alti (da 11 a 21 eventi /h) ad agosto-ottobre (con l’area craterica N particolarmente attiva) e medio (8-15 eventi /h) da novembre fino a fine anno (figura 13).

Figura 13 - Frequenza media oraria giornaliera e settimanale, per area craterica ed in totale, dell'attività esplosiva dello Stromboli (rispettivamente linea sottile ed in grassetto) relativa al 2023. Al top del grafico sono riportate le condizioni di visibilità e le interruzioni del segnale video, mentre a destra i livelli di attività; la barra verde indica il livello medio tipico dell’attività esplosiva (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).
Figura 13 – Frequenza media oraria giornaliera e settimanale, per area craterica ed in totale, dell’attività esplosiva dello Stromboli (rispettivamente linea sottile ed in grassetto) relativa al 2023. Al top del grafico sono riportate le condizioni di visibilità e le interruzioni del segnale video, mentre a destra i livelli di attività; la barra verde indica il livello medio tipico dell’attività esplosiva (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).

La dimensione dei prodotti eruttati è stata variabile, ma prevalentemente grossolana (bombe/lapilli) frammista a quella fine (cenere) in entrambe le aree crateriche.

L’intensità delle esplosioni è variata da bassa (i prodotti eruttati non hanno superato gli 80 m di altezza) a media (minore di 150 m di altezza) all’area craterica N e da bassa ad alta (talvolta i prodotti eruttati hanno superato i 250 m di altezza) a quella CS.

Nel corso del periodo in esame sono avvenute otto esplosioni di intensità maggiore dell’ordinario, in alcuni casi seguite da sequenze esplosive particolarmente intense. Sette esplosioni maggiori sono state prodotte dall’area craterica centro-meridionale: il 30 gennaio, 16 febbraio, 25 marzo, 7 aprile (figura 14), 25 settembre, 14 e 30 dicembre (figura 15), mentre quella dell’8 agosto ha interessato l’area settentrionale.

Figura 14 - Esplosione maggiore del 7 aprile 2023 a Stromboli ripresa dalle telecamere termiche di Pizzo Sopra la Fossa (SPT) (a, b, c) e di quota 190 m (SCT) (d, e, f, g) (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).
Figura 14 – Esplosione maggiore del 7 aprile 2023 a Stromboli ripresa dalle telecamere termiche di Pizzo Sopra la Fossa (SPT) (a, b, c) e di quota 190 m (SCT) (d, e, f, g) (dai Bollettini multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo).
Figura 15 - Esplosione maggiore del 30 dicembre 2023 a Stromboli ripresa dalla telecamera termica di quota 190 m (SCT).
Figura 15 – Esplosione maggiore del 30 dicembre 2023 a Stromboli ripresa dalla telecamera termica di quota 190 m (SCT).

Questi eventi esplosivi hanno prodotto il lancio di materiale piroclastico grossolano a diverse centinaia di metri di altezza, la cui ricaduta ha interessato sia la terrazza craterica che la porzione alta della Sciara del Fuoco, e nubi di cenere che i venti in quota hanno rapidamente disperso.

L’attività esplosiva di Stromboli è stata accompagnata nel corso del 2023 da una quindicina di episodi effusivi di modesta entità, verificatisi il 2, 17 e 24 gennaio, 27 febbraio, 8 e 25 marzo, 2 e 12 agosto, 27 settembre, 6 agosto, 3 ottobre, 6-9 ottobre (figura 16), 17 dicembre. Si è trattato di trabocchi lavici che hanno interessato sempre l’area craterica Nord e che hanno avuto una durata massima dell’ordine di pochi giorni.

Figura 16 -  Immagine termica del trabocco lavico del 6-9 ottobre 2023 a Stromboli.
Figura 16 –  Immagine termica del trabocco lavico del 6-9 ottobre 2023 a Stromboli.

L’attività effusiva è stata generalmente preceduta e accompagnata da fasi di intenso spattering dall’area craterica Nord. I trabocchi lavici hanno generato piccoli flussi lavici, i cui fronti si sono generalmente incanalati e accumulati nella parte alta della Sciara del Fuoco, producendo un intenso rotolamento di materiale vulcanico, e talvolta piccoli flussi piroclastici (come nel caso del trabocco lavico dell’8 marzo) che hanno raggiunto il mare alla base della Sciara del Fuoco.

Sismicità

Gli eventi vulcanici maggiori sono stati accompagnati da un segnale sismico caratterizzato da un significativo aumento dell’ampiezza della durata di alcuni minuti. L’ampiezza media del tremore vulcanico, in concomitanza di tali eventi, ha subito un incremento sino a valori alti.

Nel corso dell’attività effusiva l’ampiezza media del tremore vulcanico non ha mostrato variazioni significative, mantenendosi sempre nell’intervallo dei valori medi, o al massimo ha mostrato limitate fluttuazioni intorno a valori medio-alti. Si segnala inoltre l’accadimento di alcuni transienti sismici legati a fenomeni di rotolamento di materiale lungo la Sciara del Fuoco.

Per quanto riguarda i terremoti, sono stati registrati nell’area vulcanica pochissimi eventi di magnitudo molto bassa (M<1.5), localizzati nei primi 3 km di crosta.

Geochimica dei fluidi

Nel corso del 2023, le reti di monitoraggio geochimico ed i campionamenti discreti hanno mostrato che i livelli di degassamento nelle aree periferiche del vulcano sono rimasti sostenuti, con flussi di CO2 dai suoli e nelle falde termali alti o medio-alti, ed alti rapporti isotopici dell’He, ad indicare una significativa dinamica magmatica profonda. Al cratere, gli eventi esplosivi sono stati generalmente preceduti e/o accompagnati da incrementi del rapporto C/S, suggerendo una relazione stretta con il contributo di gas magmatici dal sistema magmatico profondo.

Info dettagliate su Stromboli dai Bollettini Multidisciplinari INGV Osservatorio Etneo


Vesuvio

Nel corso del 2023, lo stato del Vesuvio è rimasto sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti. Permane una sismicità di bassa energia localizzata prevalentemente in area craterica; inoltre, le misure di deformazioni del suolo non hanno mostrato variazioni riconducibili a sorgenti vulcaniche. Le temperature superficiali rilevate mediante monitoraggio termico, pur oscillando intorno a un valore medio di circa 70 °C per le fumarole sul bordo craterico, non evidenziano variazioni significative, come anche i parametri geochimici acquisiti.

Sismicità

Nel 2023 la rete sismica permanente del Vesuvio ha localizzato 697 eventi sismici (dati consultabili nella banca dati dei terremoti dei vulcani campani, GOSSIP). Questi eventi sono stati analizzati dai tecnici e ricercatori in turno H24 nella Sala di Monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano e rivisti dal personale del Laboratorio Sismico. Nel 2023 la sismicità è stata di bassissima energia: i due terremoti più forti sono stati di magnitudo 2.5 e sono avvenuti il 22 aprile e il 29 giugno 2023. Come si nota dalla figura 17, gli eventi sismici non sono distribuiti uniformemente nel corso dell’anno ma si sono particolarmente concentrati nei mesi di maggio e novembre.

Figura 17 - Distribuzione mensile dei terremoti avvenuti al Vesuvio nel corso del 2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Vesuvio Dicembre 2023). Dal grafico si evince che il numero degli eventi registrati è maggiore del numero degli eventi sismici localizzati (697) in quanto non tutti presentavano caratteristiche tali da consentirne la localizzazione spaziale.
Figura 17 – Distribuzione mensile dei terremoti avvenuti al Vesuvio nel corso del 2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Vesuvio Dicembre 2023). Dal grafico si evince che il numero degli eventi registrati è maggiore del numero degli eventi sismici localizzati (697) in quanto non tutti presentavano caratteristiche tali da consentirne la localizzazione spaziale.

Nella mappa in figura 18 si può notare che anche nel 2023 gli epicentri degli eventi sismici sono localizzati quasi tutti in area craterica, con profondità degli ipocentri concentrata soprattutto nei primi 2 km e con una profondità massima di circa 4 km.

Figura 18 - Mappa degli epicentri degli eventi sismici registrati al Vesuvio nel corso del 2023 e proiezioni degli ipocentri lungo sezioni con direzione Nord-Sud, a destra della mappa, ed Ovest-Est, in basso. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso a destra.
Figura 18 – Mappa degli epicentri degli eventi sismici registrati al Vesuvio nel corso del 2023 e proiezioni degli ipocentri lungo sezioni con direzione Nord-Sud, a destra della mappa, ed Ovest-Est, in basso. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso a destra.

Deformazioni del suolo

Nel 2023, l’analisi dei dati geodetici registrati non ha mostrato deformazioni del suolo legate ad attività vulcaniche. Si è confermato l’ abbassamento nella parte alta del complesso vulcanico con spostamenti laterali coerenti con una contrazione del Gran Cono, probabilmente causata da effetti gravitativi e processi di compattazione o scivolamento di terreni posti su pendii ripidi e poco coerenti.

Monitoraggio termico e geochimica dei fluidi

I dati acquisiti dalle reti di Monitoraggio termico permanente e delle Termocamere mobili dell’INGV non mostrano variazioni significative nei valori medi della temperatura e nella distribuzione delle fumarole. Il monitoraggio geochimico indica il proseguimento della diminuzione dell’attività idrotermale nell’area del cratere del Vesuvio.

Info dettagliate sul Vesuvio.


Ischia

Nel corso del 2023, lo stato di attività dell’isola d’Ischia è rimasto sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti. Permane una bassissima sismicità. Riguardo le deformazioni del suolo, dalle misure GNSS e Tiltmetriche non emergono deformazioni legate a attività vulcaniche e si rileva una leggera subsidenza, più evidente nella parte centro-meridionale dell’isola. La termografia non mostra variazioni significative nella temperatura massima né cambiamenti nella distribuzione delle fumarole nei punti misurati.

Sismicità

Nel 2023 la rete sismica permanente di Ischia gestita dalla Sezione di Napoli ha localizzato 5 eventi sismici (dati consultabili nella banca dati dei terremoti dei vulcani campani, GOSSIP) (figura 19). Questi eventi sono stati analizzati dai tecnici e ricercatori in turno H24 nella Sala di Monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano e rivisti dal personale del Laboratorio Sismico. L’evento sismico di maggiore energia è stato di magnitudo 1.8 e si è verificato il 5 aprile 2023.

Figura 19 - Distribuzione mensile dei terremoti avvenuti a Ischia nel corso del 2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Ischia Dicembre 2023). Dal grafico, si nota che il numero complessivo degli eventi registrati è superiore a quelli localizzati (5). Questo perché alcuni eventi non avevano caratteristiche che permettessero di determinare la loro posizione precisa.
Figura 19 – Distribuzione mensile dei terremoti avvenuti a Ischia nel corso del 2023 (dal Bollettino di Sorveglianza Ischia Dicembre 2023). Dal grafico, si nota che il numero complessivo degli eventi registrati è superiore a quelli localizzati (5). Questo perché alcuni eventi non avevano caratteristiche che permettessero di determinare la loro posizione precisa.

Nella mappa in figura 20 si può notare che nel 2023 gli epicentri dei pochissimi eventi sismici sono localizzati quasi tutti nell’area a monte dell’abitato di Casamicciola, con profondità degli ipocentri nei primi 2 km.

Figura 20 - Mappa degli epicentri degli eventi sismici registrati sull’isola d’Ischia nel corso del 2023 e proiezioni degli ipocentri lungo sezioni con direzione Nord-Sud, a destra della mappa, ed Ovest-Est, in basso. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso.
Figura 20 – Mappa degli epicentri degli eventi sismici registrati sull’isola d’Ischia nel corso del 2023 e proiezioni degli ipocentri lungo sezioni con direzione Nord-Sud, a destra della mappa, ed Ovest-Est, in basso. La dimensione dei simboli è proporzionale alla magnitudo, come indicato nel riquadro in basso.

Deformazioni del suolo

Nel 2023, l’analisi dei dati geodetici conferma la generale subsidenza dell’isola con valori più elevati nel settore centro-meridionale dell’isola, corrispondente all’area del Monte Epomeo.

Monitoraggio termico e geochimica dei fluidi

I dati acquisiti periodicamente dalle Termocamere mobili dell’INGV Osservatorio Vesuviano non mostrano variazioni significative nei valori medi della temperatura e nella distribuzione delle fumarole nei punti di misura.

Le misure e i campionamenti periodici effettuati dalla Sezione di Palermo dell’INGV su campioni di acque termali e gas liberi indicano una sostanziale stabilità delle condizioni dei reservoir geotermali dell’isola d’Ischia.

Info dettagliate su Ischia


Vulcano

Nel corso del 2023, l’isola di Vulcano (nello specifico il cono de La Fossa e l’area calderica circostante), è rimasta al livello di Allerta GIALLO fino al 19 dicembre 2023 quando, vista la sostanziale normalizzazione dei parametri fisici e chimici monitorati, il Dipartimento di Protezione Civile ha disposto il ritorno al livello VERDE

Sismicità

A partire da novembre 2022, i segnali sismici legati alla dinamica idrotermale (eventi a bassa frequenza, anche detti Very Long Period, VLP), sono diminuiti considerevolmente. Il volume sorgente di questa sismicità è stato individuato nel settore nord del cono della Fossa (area Forgia Vecchia) ad una profondità media di 700-800 metri sotto il livello del mare.

Dopo l’evento di magnitudo 4.6, registrato il 4 dicembre 2022 e localizzato a sud-ovest dell’isola, l’attività sismica dell’area di Vulcano per tutto il 2023 è stata alquanto modesta. La maggior parte dei terremoti registrati si localizza a sud-ovest dell’isola, a profondità tra 8 e 13 km. La magnitudo massima è stata di 2.3 (figura 21).

Figura 21 - Mappa degli epicentri dei terremoti localizzati nell’area di Vulcano durante il 2023.
Figura 21 – Mappa degli epicentri dei terremoti localizzati nell’area di Vulcano durante il 2023.

Per approfondimenti si veda: Banche dati terremoti

Deformazioni del suolo

Nel corso del 2023 non sono state avvenute significative variazioni nelle serie temporali dei dispositivi di monitoraggio delle deformazioni del suolo presente presso l’isola di Vulcano, se si fa eccezione per una modesta tendenza alla contrazione visibile soprattutto, grazie ai dati della rete GNSS, nella seconda metà dell’anno (figura 22)

Figura 22 - Rete GNSS isola di Vulcano. Il grafico mostra la dilatazione areale dell’area compresa tra le stazioni di Piano Grillo, Lenti e Grotta Palizzi.
Figura 22 – Rete GNSS isola di Vulcano. Il grafico mostra la dilatazione areale dell’area compresa tra le stazioni di Piano Grillo, Lenti e Grotta Palizzi.

Geochimica dei fluidi

Durante il 2023 si è assistito ad una lieve ma continua diminuzione delle temperature delle fumarole, già iniziata nel 2022, mentre la composizione chimica dei gas emessi non è cambiata in maniera significativa (figura 23).

Figura 23 - Temperatura misurata dalla rete geochimica della Sezione di Palermo al campo fumarolico del cratere de La Fossa di Vulcano. Dopo l’incremento termico della crisi del 2021, è evidente un lento e continuo decremento.
Figura 23 – Temperatura misurata dalla rete geochimica della Sezione di Palermo al campo fumarolico del cratere de La Fossa di Vulcano. Dopo l’incremento termico della crisi del 2021, è evidente un lento e continuo decremento.

Il flusso di CO2 dal suolo, sia lungo l’orlo del cono de La Fossa, sia in tutta l’area di Vulcano Porto, alla base del cono, è drasticamente diminuito (figura 23), fino a valori confrontabili a quelli misurati prima dell’inizio della fase di unrest, a settembre 2021, così come l’emissione di SO2 dalle fumarole di alta temperatura. Anche nella spiaggia di Levante dove, nel 2022, era stato misurato un forte incremento dell’emissione di CO2, si è registrata una progressiva diminuzione del flusso di gas (figura 24). Ciononostante, sono ancora presenti aree di intenso degassamento, in prossimità della Baia di Levante (presso la cosiddetta “Vasca dei fanghi”), sia lungo la spiaggia, sia in mare, vicino alla costa.

Figura 24 - Flusso di CO2 misurato dalla rete geochimica della Sezione di Palermo nelle principali aree degassanti di Vulcano Porto. E’ evidente l’acme di degassamento della crisi nel 2021 ed il calo successivo.
Figura 24 – Flusso di CO2 misurato dalla rete geochimica della Sezione di Palermo nelle principali aree degassanti di Vulcano Porto. E’ evidente l’acme di degassamento della crisi nel 2021 ed il calo successivo.

Vulcani nel mondo

Reykjanes (Islanda), 10 luglio e 18 dicembre 2023

Dopo una settimana di forte attività sismica e intensa deformazione del suolo, il 10 luglio 2023, è iniziata una nuova eruzione vulcanica vicino a Litli Hrútur, nella penisola di Reykjanes, Islanda. Una colata di lava ha cominciato a fuoriuscire da una fessura di circa 900 metri, con fontane di lava. Un sollevamento del suolo rilevato dai satelliti e una sequenza sismica di oltre 1200 terremoti, il maggiore di magnitudo 5, ha prreceduto l’evento. L’area è disabitata, tuttavia le autorità hanno predisposto misure per evitare l’afflusso di curiosi. L’eruzione si è conclusa il 5 agosto.

Il 18 dicembre si è verificata una nuova eruzione, a nord di Grindavík, nella penisola di Reykjanes, annunciata dall’intrusione di un dicco nel mese di novembre e da uno sciame sismico. Si è formata una fessura eruttiva di circa 4 km, dalla quale è fuoriuscita lava da entrambi i lati. L’energia dell’eruzione ha cominciato a diminuire entro poche ore dal suo inizio.

Ioto (Giappone), seconda metà di ottobre 2023

Nella seconda metà di ottobre 2023, un vulcano sottomarino nell’oceano Pacifico ha eruttato, formando una nuova isola a 1200 km a sud-est di Tokyo, vicino l’isola di Ioto (Iwo Jima). L’eruzione, durata un mese e mezzo, è stata di tipo esplosivo e non ha prodotto danni all’isola vicina. In breve tempo, tuttavia, il moto ondoso ha eroso l’isola, alta circa 169 m, che ha cambiato forma da circolare ad allungata (circa 500 m di lunghezza). Questo tipo di eruzione è noto come surtseyana, ed è caratterizzata da elevata esplosività dovuta all’interazione tra magma e acqua. L’eruzione di Ioto ricorda la formazione dell’Isola Ferdinandea nel Canale di Sicilia nel 1831, anch’essa erosa dal moto ondoso in poche settimane.

Marapi (Indonesia), 3 dicembre 2023

Il 3 dicembre 2023, l’eruzione esplosiva del vulcano Marapi a Sumatra, Indonesia, ha generato una nube eruttiva alta circa tre chilometri (alcune stime parlano di 15 km) e flussi piroclastici, causando almeno 23 morti. Circa 75 escursionisti erano sul vulcano al momento dell’eruzione, molti di essi sono stati feriti per ustioni. La cenere ha inoltre coperto i villaggi vicini, ostacolando soccorsi e ricerche. Il vulcano Marapi, alto 2885 metri, è noto per la sua attività vulcanica e sismica. Nonostante le eruzioni avvenute in passato siano state meno devastanti, il vulcano aveva già causato vittime in precedenza.

Scopri di più da INGVvulcani

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading